Aborto ed Europa: un appello per promuovere la cultura della vita

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28.12.2024

La vita è un dono
La vita è un dono Copyright by IMAGO / Westend61

Tutti i tentativi per mano dell’uomo, di rendere il mondo migliore e più giusto, falliscono, a causa del suo rifiuto fondamentale di accettare il mondo così com’è. Per rinnovare l’Europa, è necessario un “Sì” sotto molteplici aspetti.

Di Kristijan Aufiero, fondatore e presidente di 1000plus

Il desiderio di un mondo migliore è probabilmente insito nel cuore dell’uomo sin dalla notte dei tempi. Le esperienze ricorrenti e dolorose d’ingiustizie, disuguaglianze e sofferenze, di povertà, violenza e dolore, ci spingono a sognare un mondo più giusto, più solidale e, semplicemente, più felice.

Appartiene ai grandi paradossi dell'esistenza umana che tutti i tentativi di creare questo mondo migliore, più giusto e più felice con le mani dell’uomo si siano sempre conclusi in catastrofi di proporzioni epiche. Anche se queste utopie e idee per una società migliore potrebbero aver avuto inizialmente buone intenzioni, le loro realizzazioni hanno sempre portato a maggiore ingiustizia, violenza, crudeltà e morte.

Guardando più da vicino, questo fallimento eterno non sembra poi così paradossale. Le rivoluzioni più sanguinarie e le dittature più spietate della storia dell’umanità, che promettevano di condurci in un futuro migliore, hanno tutte una cosa in comune: il dolore e la sofferenza del mondo non dovevano essere alleviati con la carità cristiana e la cura, ma con una trasformazione radicale del mondo stesso.

Ciò che le accomuna è un fondamentale “No” al mondo così com'è. È il loro “No” all’ordine naturale, un “No” alle circostanze che, come esseri umani, incontriamo e che non possiamo cambiare. Tutti loro hanno detto “No” a un mondo in cui siamo creature, non creatori. Tutti erano, nel profondo, un urlo di grande "No" a Dio e al mondo che ha creato.

No, non ora, non qui, non in queste circostanze

Dopo aver prestato counseling a oltre 550.000 donne e famiglie in difficoltà per una gravidanza negli ultimi 15 anni, noi di 1000plus e Profemina conosciamo i “No” dell'uomo di oggi: “No” a questo momento, “No” a queste circostanze e “No” a questa nuova vita umana.

C’è il giovane che spinge la sua fidanzata ad abortire perché non si sente pronto a fondare una famiglia, o la giovane che è nel pieno della sua formazione e non vuole compromettere il suo futuro. La coppia che aveva già chiuso con la pianificazione familiare dopo due figli, e ora arriva improvvisamente il terzo. O la madre single che non si sente pronta per un secondo figlio, perché è già "al limite". Ogni donna, ogni uomo e ogni famiglia in difficoltà per una gravidanza ha le proprie ragioni.

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Kristijan Aufiero: "Il counseling non può cambiare le circostanze della vita in un colpo solo, ma può cambiare la prospettiva su queste circostanze." © 1000plus-Profemina gGmbH Copyright by

Per dirlo chiaramente: di fronte alla disperazione, alla paura, alla sofferenza e al dolore che incontriamo ogni giorno nel counseling  con queste persone, è inappropriato emettere giudizi su quali motivi per un conflitto legato a una gravidanza siano legittimi e quali no. Ogni causa del conflitto è per le persone coinvolte terribile e dolorosa, sembra insormontabile e senza soluzione.

Ogni donna ha il diritto di desiderare circostanze migliori per sé e per il suo bambino. Ogni donna merita attenzione, apprezzamento incondizionato e accettazione totale.

Ancora di più: è proprio nell'atteggiamento incondizionato, amorevole e rispettoso verso ogni donna in difficoltà per una gravidanza che si trova la chiave di una trasformazione che porterà, alla fine, al superamento di tutte le difficili circostanze e dei desideri di una vita diversa e migliore.

La metamorfosi del cuore

Una verità banale: il counseling non può cambiare radicalmente le circostanze di vita di una donna incinta in difficoltà. Il counseling non può far apparire il partner ideale o la famiglia perfetta dal nulla. Non può creare il lavoro da sogno che questa donna ha sempre desiderato, né la casa che ha sempre sognato per la sua famiglia.

Ciò che il counseling è in grado di fare: aiutarla a cercare i momenti di vera felicità sperimentati nella sua vita fino. Riscoprire che i momenti di vera soddisfazione non dipendevano da quanto "perfetta" fosse la nostra vita e che molte delle aspettative che avevamo non sono affatto nostre. Che siamo caduti nel tranello di Netflix, Instagram o TikTok. E che, in realtà, sono i momenti di vera dedizione, fiducia profonda e amore sincero quelli in cui sentiamo quella sensazione unica di completezza.

Il counseling può accompagnare una persona nel ricordarle che la felicità sta nel fare la cosa giusta, anche quando è difficile. Essere presenti per chi ha veramente bisogno di noi. Affrontare con coraggio una sfida che ci mette alla prova è una fonte di felicità.
Il counseling può aiutarla a ricordare quel momento in cui la vita ci chiedeva più di quanto volessimo e potessimo dare – eppure siamo rimasti in piedi, abbiamo resistito, non ci siamo abbattuti e siamo cresciuti.

Un cambio di prospettiva con un potere misterioso

No, il counseling non può cambiare le circostanze della vita in un colpo solo. Ma può cambiare la prospettiva su queste circostanze. Può ricordare a una donna incinta in difficoltà quanto sia comunque preziosa la sua vita. Che la sua vita è un dono – proprio come il bambino che cresce nel suo grembo. E che lei ha il potere di trasformare la sua gravidanza non pianificata nella più grande opportunità della sua vita.

È questo cambio di prospettiva che, in un modo misterioso, ha il potere di cambiare alla fine le circostanze. È il punto di partenza di una metamorfosi che porta alla riscoperta e alla mobilitazione delle proprie forze, ripristina la libertà e rende possibile una vera progettazione della vita.

Il counseling a migliaia di donne in difficoltà durante la gravidanza ci ha insegnato una cosa in particolare: poter dire "Sì" alla propria vita è la condizione necessaria per poter dare anche agli altri il proprio "Sì", accettare un bambino non pianificato e accoglierlo nella propria vita.

La libertà di dire "Sì", nonostante tutto

Così accade che un “Sì” alle circostanze, così come sono, un “Sì” a questa situazione, un “Sì” a questa relazione, un “Sì” a questo momento, un “Sì” a questa vita e un “Sì” a un bambino che sta venendo al mondo, lega e al tempo stesso libera le persone coinvolte.
In un buon counseling per una gravidanza difficile non si parla di questioni religiose. Ma: ogni “Sì” alla vita, nonostante tutto, è in fondo una sorta di conversione. Ogni “Sì” a un bambino non ancora nato e al suo futuro è in realtà una preghiera al cielo.

Nel profondo, dire “Sì alla vita” significa sempre dire “Sì a Dio”. Sì alla sua creazione, sì al suo ordine, sì al suo piano per la nostra vita, sì al suo amore. Significa fidarsi di Lui, essere consapevoli della sua grazia e certi della sua misericordia. Significa credere, sperare e amare.

Il rinnovamento dell'Europa

Viviamo – soprattutto in Europa – in un'epoca in cui le persone faticano con sé stesse e con la propria vita. Si vergognano della loro storia, si sentono colpevoli del cambiamento climatico e pensano di essere nate nel corpo sbagliato. Non si possono dire ancora più “No” a questo mondo così com'è, “No” a Dio e alla creazione e ancora più “No” a sé stessi e alla propria vita.

Così si può giungere alla conclusione che l’Europa di oggi ha bisogno più che mai di questa "conversione" e del rinnovamento del nostro comune “Sì”: Sì alla nostra storia e alla nostra cultura, Sì al nostro futuro, Sì alla vita.

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È una necessità urgente. La dolorosa e al contempo amara verità è che dire "sì alla vita" significa sempre dire "sì a Dio" e che il contrario è anche vero. Perché, in particolare, la storia dell'Europa ci ha insegnato: una società, un'utopia o una cultura che dice "no a Dio", prima o poi non rispetta più nemmeno la vita umana.

Mi sconvolge ogni giorno, quando leggo e sento che in Europa si sta di nuovo combattendo una guerra, per la quale si dice che devono essere "fatti dei sacrifici", cioè, devono cadere bombe e le persone devono essere uccise. Il tutto per una presunta giustizia storica e per un futuro che, per i diretti interessati, sarebbe altrettanto presuntamente migliore. Che menzogna!

L’aritmetica del terrore

Mi fa rabbrividire anche quando leggo nei notiziari che alcuni "difensori del clima" parlano di sacrifici umani necessari, che dovrebbero essere accettati a causa di forme di protesta sempre più aggressive e atti di sabotaggio. Sarebbero necessari dei sacrifici per fermare il cambiamento climatico, per garantire un futuro più giusto, per creare un mondo migliore e così (presumibilmente) evitare ulteriori vittime in un lontano futuro.

Proprio noi europei conosciamo molto bene questa "aritmetica del sacrificio umano" dalle epoche più oscure degli ultimi 250 anni. Ci ricordiamo di come le persone nel 1789, nel 1917 o nel 1933 abbiano intrapreso cammini per realizzare presunte giustizie, ma non hanno creato e lasciato nulla se non crudeltà abissali e disumanizzanti.

Conosciamo questa aritmetica anche dai terroristi di ogni tipo, che hanno ucciso sotto la pretesa di creare una "società più giusta". E sappiamo che questa logica non ha mai portato a un mondo migliore, ma sempre solo a più dolore e sofferenza.

Una "buona causa" che richiede sacrifici umani non può mai essere una buona causa.

La portata complessiva

Riflettendo su un "sì incondizionato alla vita", che non conosce alcun "ma", e sul fatto che l'uccisione di esseri umani non può mai essere giustificata anche per la causa più "giusta", si chiude il cerchio tra la perdita di orientamento di un'intera società e il dolore personale di una donna che è incinta senza averlo voluto e pianificato. Entrambi sono di fronte alla scelta di dire "sì" a sé stessi, alla propria vita, alla propria storia e "sì" al futuro – oppure no.

Da entrambi i "sì" dipende la salvaguardia della pace in Europa e la sopravvivenza della nostra cultura. Dire "sì" alla propria vita e al proprio futuro – a qualsiasi costo e condizione – è la premessa per il rispetto e la dignità della vita degli altri.

Considerare di nuovo la propria vita come dono di Dio e accettarla, mettere al mondo un bambino o aiutare gli altri a farlo e sostenerli in questo – c'è un contributo più significativo per il rinnovamento e la ricostruzione di un’Europa libera, giusta e solidale?

Il testo originario è apparso in tedesco su corrigenda.online

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