Il "King della 104": un disabile politicamente scorretto che sfida l'ipocrisia del nostro tempo
Intervista a Emanuel Cosmin Stoica
Con I suoi oltre 127 mila follower su instagram e 217 mila su TikTok, Emanuel Cosmin Stoica, meglio conosciuto come il „King della 104“ ogni giorno ci sorprende sempre di più per la sua ironia con cui affronta la disabilità. Soprattutto si distingue dalla maggioranza dei personaggi di spicco nel panorama della disabilità, proprio per il suo essere politicamente scorretto.
Per questo ho avuto il piacere di fare una bella chiacchierata con lui di oltre un’ora al telefono che ho il piacere di condividere con voi. Un punto di vista diverso dal mainstream che ahimè, oggi avvolge anche il panorama della disabilità. Ed è proprio questo nuovo sguardo che oggi Emanuel ci offre, che con tenacia e determinazione vuole restituire alle persone con disabilità ciò che meritano davvero: una dignità pari agli altri.
Ciao Emanuel, tu sei un esempio per tutti per il modo in cui affronti la disabilità e l’umorismo con cui lo fai trasmette molta positività al tuo pubblico. Tuttavia, questo ti porta a ricevere anche delle critiche. Su cosa vieni criticato maggiormente?
La maggior parte delle critiche che ricevo sono dovute alla mia posizione diversa dal politicamente corretto quando si parla di disabilità. Dico sempre le cose come stanno o in maniera sarcastica. Il politicamente corretto identifica il disabile con il pietismo. Invece bisogna andare contro l’idea del disabile come poverino o incapace. La realtà del politicamente corretto vive in una bolla e sostiene che i disabili debbano pensarla per forza allo stesso allo stesso modo, allineandosi alle loro ideologie. Per questa ragione le lobby arcobaleno funzionano perché sanno come comunicare e coinvolgere la disabilità e i disabili più fragili cascano in questo inganno. Mentre nel mondo conservatore non c’è la stessa attitudine. L’unica Lobby rimasta al mondo conservatore che è la Chiesa e a parer mio le lobby di destra non stanno avendo molto successo.
Che messaggio daresti alle istituzioni per migliorare le condizioni di vita e l’accessibilità per le persone con disabilità in Italia?
A me piace come questo governo sta impostando il lavoro sulla disabilità, non tanto a livello comunicativo, ma più a livello concreto. Bisogna smettere di pensare alla disabilità come un problema da risolvere, perché non c’è bisogno di soluzioni assistenziali ma di garantire a tutti opportunità concrete. Le istituzioni devono preoccuparsi di abbattere le barriere culturali, solo così sarà possibile abbattere anche quelle architettoniche. Ad esempio a Torino durante l’amministrazione dei 5 Stelle hanno fatto la pista ciclabile accanto ai marciapiedi, che allo stesso tempo erano vuoti e inaccessibili per me con la carrozzina. Bisogna far capire che anche la disabilità è parte della società come lo sono i vecchietti e le mamme con i passeggini.
Le disabilità sono diverse e per questa ragione non si può pretendere che i disabili siano tutti uguali. Non esiste solo il bianco o il nero, ma ci sono anche le sfumature. Ad esempio non tutti i disabili sono in grado di andare a lavorare. Bisogna guardare al singolo e non considerare la disabilità in maniera troppo generica. Ad esempio i ciechi tramite le categorie protette spesso vengo mandati a fare i centralinisti, mentre alcuni di loro sono addirittura ingegneri. Ciò significa che hanno delle potenzialità che devono essere sfruttate. Per questa ragione sono contrario alla legge sulle categorie protette 68/99 che obbliga le aziende ad assumere persone con disabilità. La legge 68/99 limita le persone con disabilità che potrebbero essere spronate a dare di più. Ad esempio io ho una partita IVA e non ho nessuna agevolazione particolare. Per lo stato è come se non fossi disabile. Non si pensa che un disabile possa essere anche un libero professionista come me. Ci sono sempre degli obblighi sulla sulla disabilità, ad esempio come quello per le aziende di assumere persone con disabilità. Invece bisogna ragionare sul fatto che le persone con disabilità hanno un potere di acquisto (ovviamente non tutti) pari agli altri. Non serve fare la multa se un’azienda non assume un disabile. Il disabile non deve essere assunto in quanto disabile, ma perché competente in ciò che fa.
Hai anche avuto il coraggio di criticare apertamente l’aborto eugenetico. Cosa ne pensi del fatto che spesso si parla di inclusione per le persone disabili nella società, ma che allo stesso tempo sia politicamente scorretto difendere la vita nel grembo materno di tutti quei disabili che vengono eliminati per mezzo di una diagnosi prenatale?
Tutti parlano di inclusione, diversità, rispetto, tranne che per quelli che non sono nati. Credo che ci sia una forte ipocrisia in tutto questo. Non vedo come difendere una vita sia un gesto contro qualcuno. Non capisco perché si criticano i cinesi che fanno una politica sulle nascite, quando anche nel nostro caso c’è una vera e propria selezione su chi può nascere e chi no. Non capisco perché si fa il G7 sulla disabilità e poi si fa l’aborto eugenetico. Se si parla dei diritti dei disabili bisogna includere tutti. Perché quelli non ancora nati devono avere meno diritti?
A tal proposito, cosa pensi di quei paesi considerati „civilissimi“ come il Belgio e la Francia, molto all’avanguardia sui diritti umani, in cui però l’uccisione dei bambini disabili nel grembo materno è consentita addirittura fino al termine della gravidanza?
Sono paladini solo dei diritti umani solo per chi è perfettamente sano. Da una parte hanno fatto la guerra a chi faceva eugenetica dal passato, ma poi di fatto hanno copiato la stessa eugenetica che oggi dichiarano di combattere.Oggi di fronte a qualsiasi disabilità, quasi sempre l’aborto viene proposto come unica soluzione.E’ solo un’eugenetica nascosta, di cui non si può parlare. Pensiamo addirittura all’Islanda che ha azzerato le nascite di persone con sindrome di Down per mezzo delle sue politiche eugenetiche. Ad esempio tanti medici mi hanno allarmato sul fatto che potrei avere un figlio con la mia stessa patologia, siccome è ereditaria. Se basta solo una disabilità per togliere il diritto di vivere di che progresso parliamo? Una volta i bambini disabili venivano gettati giù da un monte, in altri periodi venivano uccisi tramite la pulizia etnica. Eppure oggi non siamo una società molto diversa da quei periodi oscuri della nostra Storia che tanto condanniamo.
Qualche mese fa hai anche mostrato la tua solidarietà al generale Vannacci in merito alla sua posizione sulle classi differenziate per i disabili nelle scuole, dopo la bufera mediatica in cui è stato travolto. Infatti si è pensato di più a criticare il generale, anziché riflettere sulla situazione attuale assai precaria che un disabile spesso deve affrontare nell’ambito scolastico. Secondo te cosa dovrebbe fare la scuola italiana per migliorare l’inclusione delle persone con disabilità?
La scuola italiana deve capire che i disabili tra di loro sono diversi. Per me la scuola italiana è stata fantastica, ma è il mio caso. Me la sapevo cavare. Non avevo un insegnante di sostegno per tutte le ore, ma sono sempre stato molto chiaro con i miei insegnanti sul fatto che volevo fare in autonomia tutto ciò che mi era possibile. Prendevo appunti sul telefono e grazie alle tecnologie sono riuscito ad avere un percorso scolastico alla pari degli altri. Io non sono d’accordo con le scuole differenziate per i disabili, ma questo non era nemmeno ciò che il generale Vannacci aveva detto. Semplicemente si tratta di ripensare soluzioni adeguate per quei disabili che non sono adeguatamente inclusi nell’ambiente scolastico. Ad esempio persone con disabilità gravissime in una classe normale sono in un ambiente non adatto a loro. Infatti trascorrono la maggior parte del tempo a scuola rinchiusi in un’auletta, con l’insegnante di sostegno. Hanno bisogno di essere continuamente assistite e di avere di un’educazione diversa. Di fatto c’è già una sorta di classe differenziata, dove però il disabile è completamente isolato. Che inclusione è questa? E’ solo ipocrisia.
Poi se uno ha una disabilità motoria come la mia seppur gravissima, ma compatibile con il gruppo classe, allora deve essere incluso in una classe normale alla pari degli altri. Infatti, sia la scuola che la mia famiglia non mi hanno mai fatto pesare la disabilità. In entrambi i contesti sono sempre stato trattato come gli altri miei coetanei. Le attività erano sempre pensate in modo che fossero accessibili anche a me. Anche i giochi durante l’ora di ginnastica venivano adattati in modo inclusivo e non forzato. Ero sempre l’amico di tutti e non ho mai sentito di avere dei limiti durante agli anni di scuola e nessuno me li ha mai fatti pesare. Si è sempre trovata una soluzione. Bisogna ragionare non come se la mia disabilità fosse un limite, ma su come il sistema può essere cambiato e adattarsi a essa. Bisogna avviare un processo di mediazione e trovare una soluzione. Anche se non sempre si può avere tutto e pazienza. Non è che se sei disabile deve essere tutto perfetto; non viviamo in un mondo paradisiaco.
Ultimamente sui social mostri con orgoglio la tua bellissima relazione con la tua ragazza. Quali sono le difficoltà più grandi che vi trovate ad affrontare? Sono dettate maggiormente dalla tua condizione o dai pregiudizi che la società ha nei vostri confronti?
Sicuramente dai pregiudizi esterni alla nostra relazione. E’ un discorso che forse alla parte conservatrice piace meno. Spesso nel mondo conservatore le persone disabili sono viste spesso come figure angeliche asessuate che non hanno una vita sentimentale. Alcuni vedono questa relazione come se non fosse reale. Ad esempio alcuni sostengono che in quanto disabile motorio non posso avere rapporti sessuali. Credo che anche l’educazione sessuale dovrebbe essere ripensata per tutti in maniera sensata. Ad esempio nelle scuole elementari sarebbe meglio fare un’educazione basata sull’affettività, anziché spiegare le cose in maniera meccanicistica. Poi magari si può approfondire meglio la questione dalla scuola media in poi. Personalmente sono contrario all’assistente sessuale per i disabili. Sono piuttosto più favorevole a regolamentare la prostituzione per eliminare la criminalità che c’è in strada e lo sfruttamento della prostituzione clandestina. Credo che in questo modo si potrebbero aiutare sia i disabili che vivono delle difficoltà sessuali con il proprio corpo, ma anche tutte le persone non necessariamente disabili che vivono una condizione di disagio con la propria sessualità. Tutto si svolgerebbe in maniera più sicura e controllata e lo Stato ci guadagnerebbe anche con le tasse. Una soluzione decisamente migliore di Onlyfans. In questo modo avremmo strade più pulite e spazi più sicuri. Dove si può risolvere il problema e lo Stato può guadagnare sulle tasse, bisogna regolamentare. E’ il male minore.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Diversi. In primis, il 10 dicembre darò l’esame di abilitazione di avvocato. In secondo luogo vorrei imparare sempre di più sulla disabilità. Soprattutto voglio essere una voce per chi non ce l’ha, per tutti coloro che sono esclusi o dimenticati. Non necessariamente solo per la disabilità, anche per quelle persone che non hanno voce, che vengono uccise per esempio tramite l’aborto (eugenetico e non). Io capisco che ci siano disabilità dove non c’è speranza ma l’importante è fare il possibile. Non abbiamo la soluzione a tutto, ma ognuno merita una possibilità di venire al mondo e bisogna fare sempre il possibile per garantire a ognuno il meglio. Ad esempio per salvare Indi Gregory non è stato fatto il possibile, ma è stata addirittura uccisa sotto l’ordine di un giudice. Inoltre durante il Covid davano meno priorità a disabili e anziani perché considerati meno produttivi e meno utili alla società. Dovremmo farci un po’ di domande su come è stata affrontata la questione. Con l’associazione Luca Coscioni (per quanto non condivida le loro idee) ho dovuto firmare un documento per chiedere la precedenza per la vaccinazione. Infatti i soggetti fragili non erano inclusi all’inizio. I medici ogni giorno lavorano con il fine di salvare vite e anche i disabili meritano di essere salvati e di avere una dignità pari agli altri.
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